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donne siciliane poetessa maria costa

14 donne Siciliane del passato e del presente

Sono molte le donne siciliane che nel tempo si sono distinte per grandi meriti e che ci hanno reso e ci rendono ogni giorno orgogliosi di loro.
Approfittando della Giornata Internazionale della Donna, con questo post vogliamo ricordare alcune delle donne siciliane che hanno contribuito a fare la storia con il loro coraggio e la loro determinazione. Donne che con la loro forza e la loro perseveranza hanno combattuto e vinto battaglie, grazie alle quali oggi godono di molti più diritti di quanti ne avessero in passato, pur coscienti che ancora molto rimane da fare. Ne citeremo solo 14, che si sono distinte non solo per la parità di genere ma anche nella lotta contro la mafia.

Donne esempi di capacità, coraggio e perserveranza

Tra le donne siciliane di Messina, ricordiamo l’esempio di Dina e Clarenza, due eroine messinesi che durante i Vespri Siciliani contro l’armata di Carlo d’Angiò hanno combattuto in prima persona difendendo la città dall’attacco dei francesi. Grazie al loro tempestivo avviso dell’arrivo dei nemici, le truppe riuscirono a prepararsi in tempo al combattimento e a proteggere la città di Messina.

Oggi possiamo ammirare gli automi che riproducono Dina e Clarenza nel campanile del Duomo di Messina, magari durante una visita guidata del centro storico.

Tra le donne siciliane che si sono distinte durante i Vespri Siciliani troviamo anche l’esempio di Macalda di Scaletta. Dama di compagnia, fu una donna anticonvenzionale che cercò di esercitare la sua influenza prima alla corte di Carlo d’Angiò e poi alla corte di Pietro I. Le sue qualità l’hanno resa uno dei personaggi chiave del tempo, che visse la transizione dell’isola dal dominio francese alla nascita del regno di Sicilia, indipendente dalla penisola.

Maria Costa era una poetessa siciliana nata sulle rive dello Stretto di Messina. Durante la sua vita si dedicò a scrivere poesie in dialetto siciliano con lo scopo di preservare la memoria collettiva della città dello Stretto devastata dal terremoto del 1908. Dal 2006 è stata inserita dall’UNESCO nel registro dei Tesori Umani Viventi, e dalla Regione Sicilia nel Registro Eredità Immateriale.

Franca Viola tra le donne siciliane è un simbolo di emancipazione di risonanza nazionale. Fu la prima donna siciliana ad opporsi a un matrimonio riparatore. Nel 1965 Franca aveva 17 anni ed era fidanzata con Filippo Melodia, appartenente a una famiglia criminale e nipote di un boss mafioso. Quando il padre di Franca ruppe ufficialmente il fidanzamento Franca fu rapita dal suo ex fidanzato e violentata.

A quel tempo –non troppo lontano- era in vigore una legge secondo la quale era possibile cancellare “la vergogna” della donna disonorata da uno stupro e anche il crimine commesso dallo stupratore attraverso un matrimonio riparatore. Franca, aiutata da suo padre, si oppose con fermezza al matrimonio e Melodia fu condannato. Nonostante ciò la legge del matrimonio riparatore fu abolita solamente nel 1981.

Franca Florio, acculturata, generosa, carismatica e di grande bellezza, fu una nobildonna amata da molti, nata a Palermo nel 1873. Sposò Ignazio Florio, la cui famiglia deteneva la maggior parte del potere economico della Sicilia. Franca Florio ebbe un ruolo attivo nella gestione degli affari del marito, che possedeva diverse banche, molte industrie, tonnare e cantine vinicole.

Il figlio, Vittorio Florio nel 1906 istituì la Targa Florio, una delle più antiche gare automobilistiche al mondo che tuttora si disputa.

La prima donna della storia a divorziare da suo marito fu la siciliana Baronessa Maria Paternò. Erano gli inizi del XIX secolo quando la baronessa chiese e ottenne il divorzio grazie all’introduzione del Codice Napoleonico e grazie all’aiuto di un brillante avvocato.

Un’altra donna da menzionare tra le donne siciliane è Ottavia Penna Buscemi, che nel 1946 fu la prima donna ad essere candidata alla carica di Capo provvisorio dello Stato, la più alta carica istituzionale. Fu definita “una donna colta, intelligente, una sposa, una madre”.

Appena il secolo scorso la Baronessa Angelina Autieri, catanese e moglie del conte dei Biscari, si impegnò per il bene sociale, in particolare nel feudo di Mirabella Imbaccari, diede un occasione a tutte le donne povere di realizzare da sole il loro corredo, insegnando l’arte del Tombolo. Il suo palazzo a Mirabella divenne un vero e proprio laboratorio della lavorazione del pizzo con questa tecnica.

Donne siciliane contro la mafia

Molte donne siciliane hanno avuto anche il coraggio di opporsi e combattere la mafia, talvolta fino alla morte.

Ricordiamo l’esempio di Francesca Morvillo, moglie del magistrato Giovanni Falcone, che come il marito fu una giudice molto preparata, laureata in legge con il massimo dei voti. Nel 1979 incontrò Giovanni Falcone che sposò nel 1986.

Francesca consacrò la sua intera vita a servizio della giustizia, supportando sempre il marito nella lotta alla mafia, entrambi rinunciando all’idea di avere figli perché “non si possono mettere al mondo figli orfani”. Ed infatti, quasi prevedendo la loro sorte, andarono incontro alla morte insieme nella strage di Capaci il 23 maggio del 1992.

Felicia Bartolotta Impastato sposò un uomo che aveva coinvolto nella mafia locale. I suoi continui scontri col marito peggiorarono quando il figlio, Peppino Impastato, giornalista, attivista e conduttore radiofonico iniziò a opporsi fermamente alla mafia e al suo stesso padre, diventando un personaggio che la mafia uccise nel 1978.

Dopo la sua morte Felicia lavorò duramente e fece di tutto per far condannare gli assassini di suoi figlio: Vito Palazzolo fu condannato a 30 anni e Gaetano Badalamenti all’ergastolo.
Rita Atria nacque a Palermo in una famiglia mafiosa. Dopo la morte del padre si avvicinò molto al fratello Nicola –anch’esso mafioso- e alla cognata diciottenne Piera Aiello.

Dopo l’uccisione di Nicola, Rita e Piera divennero testimoni di giustizia, e Rita in particolare divenne molto vicina Paolo Borsellino, tanto che alla notizia della sua morte nel massacro di Via d’Amelio decise di suicidarsi a soli 17 anni. Piera invece è attualmente la prima testimone di giustizia a essere membro del Parlamento e membro della Commissione Parlamentare Antimafia.

Rita Borsellino, sorella di Paola Borsellino,  seguendo le orme del fratello divenne una politica e parlamentare, nonché presidente dell’associazione antimafia Libera a Palermo. Con la sua determinazione contribuì a fare approvare la legge n. 109/96 che stabilisce che tutti i beni e le proprietà confiscati alla mafia debbano essere restituiti alla collettività ed essere utilizzati per scopi sociali.

Sonia Alfano nasce a Messina, figlia di Beppe Alfano, insegnante e giornalista impegnato nella lotta alla mafia. Quando il padre fu ucciso dalla mafia nel 1993, Sonia lasciò la facoltà di legge e fu assunta dalla Regione Sicilia dove inizia la sua battaglia contro la mafia per scoprire i veri mandanti dell’uccisione del padre, denunciando vari depistaggi e il probabile coinvolgimento dei servizi segreti italiani nella vicenda. Queste forti affermazioni fecero in modo che il processo –ancora in corso- fosse riaperto. Fu presidente della Commissione Speciale Antimafia.

La storia della nostra isola è costellata da figure di donne siciliane che con le loro lotte e le loro prime volte hanno aperto la strada a future generazioni di donne per un futuro e una società migliori. Senza il loro impegno non avremmo avuto molto di quello che oggi ci sembra così normale e scontato.

Dovremmo ricordare questi straordinari esempi di donne siciliane non solo in occasione della Giornata Internazionale della Donna, ma ogni giorno con profonda gratitudine.

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