Legate al vulcano attivo più grande d’Europa, ci sono tantissime leggende che nel corso dei secoli hanno ispirato scrittori e poeti. La leggenda di Aci e Galatea, ad esempio, viene narrata da Ovidio nel XIII libro delle “Metamorfosi”. Si tratta di una storia d’amore che ancora oggi si può rivivere e respirare passeggiando per quei luoghi che oggi portano il nome del pastorello Aci, innamorato della bellissima ninfa Galatea.
Il loro però, è un amore tormentato in quanto Galatea è corteggiata anche dal gigante Polifemo, che però non ha alcuna speranza di vedere ricambiato il suo amore. Aci e Galatea, al contrario sono innamoratissimi, e sono soliti passare i loro momenti d’amore in riva al mare, con l’Etna alle loro spalle e il mar Ionio che si manifesta davanti a loro.
Una sera che si trovavano come al solito insieme abbracciati ad ammirare la luna, vennero spiati da Polifemo che aspettò che la ninfa si allontanasse per portare a termine la sua vendetta. Non appena Aci si ritrovò da solo, prese un grosso masso di pietra lavica e lo scagliò contro il povero pastorello, schiacciandolo.
Passò poco tempo e Galatea venne a conoscenza della triste notizia, si recò immediatamente nel luogo dove si trovava il povero corpo martoriato di Aci e lì versò tutte le sue lacrime. Gli dei ebbero pietà di lui e decisero di trasformare il suo sangue in un fiume, che sarebbe nato dall’Etna e avrebbe avuto la sua foce proprio nel tratto di spiaggia dove era solito incontrarsi con Galatea.
Oggi, nella spiaggia di Capo Mulini, è possibile ammirare questo piccolo fiume che viene chiamato dagli abitanti locali proprio “u sangu di Jaci” dovuto al suo colore rossastro, mentre in epoca greca si chiamava “Akis”.
Dalla presenza di questo fiume si è preso spunto per dare il nome a nove cittadine che si trovano nelle zone limitrofe. Queste sono: Acireale, che è la più grande delle nove, dove troviamo tanti palazzi e chiese dallo stile barocco, famosa soprattutto per il suo carnevale denominato il più bel Carnevale di Sicilia.
Aci Castello, che prende il nome dall’omonimo castello, di epoca normanna, che si trova su un promontorio di roccia vulcanica. Aci Trezza, un piccolo borgo marinaro che vive prevalentemente di pesca e turismo e che molto famosa nella letteratura italiana in quanto è qui che si svolge il celebre romanzo di Giovanni Verga “i Malavoglia”.
Aci Catena, che in passato veniva chiamata Scarpi e che cambiò il nome nel 1826 in Catena, per via della particolare devozione nei confronti della Madonna della Catena. Aci San Filippo, piccola frazione di Aci Catena, che è tra l’altro la più antica delle nove cittadine e che conserva un incantevole centro storico.
Custode di un antico museo contadino è la cittadina di Aci Platani, che fu quasi completamente ricostruita dopo il terremoto del 1693, compresa la sua chiesa madre che ospita dipinti importanti come quelli di Alessandro Vasta e Giacinto Platania.
Anche Aci Santa Lucia è una frazione di Aci Catena, e il suo nome deriva dall’antica chiesa di Santa Lucia. Un altro antico borgo è Aci Bonaccorsi, che apparteneva alla famiglia nobile dei principi di Campofiorito, che ospita ogni anno il Festival nazionale dei fuochi d’artificio.
E ultima, ma non per importanza, Aci Sant’ Antonio, dove il Duomo domina la piazza principale.
È straordinario pensare come, attraverso una piccola leggenda, oggi sia possibile ammirare e rivivere tutto ciò passeggiando per le vie di questi borghi così suggestivi e ricchi di storia, ricordando l’amore senza fine di Aci e Galatea.