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Alla scoperta dello Stretto di Messina

Ambientazione di numerosi miti e leggende, fin dall’antichità lo Stretto di Messina ha rappresentato un luogo intrinseco di mistero e fascino, che ha ispirato poeti e pensatori dal mondo classico come Omero e Ovidio fino alla celebre poetessa messinese Maria Costa.

Lo Stretto di Messina è il canale che si trova tra la Sicilia e la Calabria, luogo di incontro dei mari Tirreno e Ionio, che con le loro correnti opposte generano vortici di acqua che increspano la superficie e ostacolano la navigazione. I gorghi e i vortici non sarebbero altro che la rappresentazione dei mostri mitologici Scilla e Cariddi ritenuti i “guardiani” dello Stretto.

Scilla era una fanciulla che viveva sulla costa calabra, la quale per sua sfortuna si innamorò del bellissimo pescatore Glauco: per gelosia nei confronti del ragazzo la Maga Circe gettò un veleno nelle acque antistanti la costa dove Scilla era solita fare il bagno e il suo corpo ne uscì completamente devastato dal ventre in giù.

Omero e poi Virgilio descrivono Scilla come un mostro con sembianze femminili orribilmente caratterizzato da una cintola di cani urlanti che le uscivano dal ventre, mentre il resto del corpo era una coda di pesce (allo stesso modo è raffigurata da Montorsoli nella Fontana di Nettuno, esposta in originale al Museo Regionale MUME e in copia di fronte al Palazzo della Prefettura).

Sempre secondo la descrizione dei classici, Cariddi era un’altra fanciulla che avendo rubato e divorato i buoi sacri al Dio Eolo, fu punita dal padre degli Dei per la sua voracità e trasformata in un mostro dalle grandi fauci che inghiotte e rigetta l’acqua del mare per tre volte al giorno.

Un altro mitico personaggio che vive nelle acque dello Stretto presso Capo Peloro è Colapesce. Cola (Nicola) era un pescatore messinese vissuto tra il XII e il XIII sec.: solito trascorrere le sue giornata in mare veniva puntualmente rimproverato dalla madre e la gente del posto lo chiamava Cola Pesce anche perché era un abile nuotatore.

Varie interpretazioni del mito riportano che il re Federico II nel 1233, navigando in direzione dello Stretto di Messina, decise di lanciare una sfida al ragazzo per mettere alla prova le sue abilità: lo costringe a scendere più volte nelle profondità dello Stretto per portare in superficie una coppa d’oro lanciata dove i gorghi risucchiano le navi.

Colapesce scende e pesca la coppa. Il re, sbalordito, rilancia la coppa in un tratto di mare più profondo e ordina al nuotatore di pescarla per la seconda volta. Colapesce riemerge nuovamente con la coppa che viene ancora lanciata da Federico, in una zona ancora più profonda.

Colapesce si immerge per la terza volta ma non torna più alla superficie perché sembra che durante la ricerca della coppa si fosse accorto che una delle tre colonne che reggono la Sicilia stava cedendo: perciò rinunciò all’impresa per fare da colonna sotto Capo Peloro per salvare l’isola dallo sprofondamento in mare e ancora lui sarebbe laggiù.

La volta del Teatro Vittorio Emanuele di Messina è stata affrescata da Renato Guttuso nel 1985 con una rappresentazione di Colapesce nell’atto di tuffarsi in mare tra le sirene. Il punto in cui l’isola è più vicina al continente è Capo Peloro, estremità nord orientale della Sicilia, che prende il suo nome dalla ninfa Pelorias il cui culto era già praticato nel VI sec. a.C., mitico personaggio collegato alla venerazione del Dio Nettuno.

Nella zona in questione, lo storico latino Solino (III sec. d.C.) riferisce che tra il Pantano Grande e il Lago Piccolo di Ganzirri sorgeva proprio un tempio dedicato a Nettuno. Quando i laghi vennero uniti attraverso il canale degli inglesi nel 1810, ne furono rivenuti interessanti reperti e le fondazioni: si ritiene inoltre che le colonne siano state adoperate per la costruzione della Cattedrale di Messina per mano dei normanni nella seconda metà del XII sec.

Un evento leggendario è legato proprio ai Normanni: il Gran Conte Ruggero stava per attraversare lo Stretto in procinto di raggiungere la Sicilia per toglierla al dominio arabo, quando improvvisamente gli apparve la Fata Morgana a bordo di una carrozza trainata da cavalli bianchi e azzurri, proponendogli di attraversare con lei lo Stretto e raggiungere più velocemente Messina apparsa come una città di cristallo dietro le sue spalle.

Il Gran Conte rifiutò l’offerta convinto di voler portare a termine la sua impresa di Riconquista dell’isola grazie all’aiuto della Madonna, di Cristo e dei Santi. A quel punto la Fata fa scomparire la città cristallina e prende il volo a bordo della sua carrozza.

Si tratta di una strepitosa illusione ottica che chi ha avuto la meraviglia di assistervi ne è sempre rimasto impressionato e affascinato. In certe occasioni, quando il mare è calmo e l’aria è caldissima, accade qualcosa che sconfina nel magico e nel favoloso: l’osservatore, che sia esso sulla costa di Reggio o su quella messinese, per pochi minuti vede di fronte a sé la costa opposta talmente vicina da poter distinguere le facciate delle case, le persone, gli alberi.

A questo fenomeno si dà il nome di Fata Morgana. Vieni a scoprire con Discover Messina Sicily i miti legati allo Stretto di Messina Sabato 23 Giugno 2018 con una esperienza alchemica in cui ci soffermeremo sull’energia e l’unicità che lo caratterizza.

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