Il borgo Gallodoro, a circa 380 metri sul livello del mare, offre un paesaggio collinare ricco di vegetazione e un interessante patrimonio culturale degno di visita. Gallodoro Letojanni si trova al centro della Vallis Aurea (Valle d’oro) e ospitava in antico l’insediamento ellenico di Bocena, abitato dai coloni greci e indigeni ellenizzati, di cui ne sono testimonianze monete, vasi e resti di tombe di una possibile necropoli.
Il territorio di Gallodoro dipendeva dalla città demaniale di Taormina, fino al 1634 anno in cui il re Filippo IV di Spagna ne affidò l’amministrazione ai Marchesi Reitano di Messina. Durante la rivoluzione antispagnola, i Reitano furono esiliati (in quanto appartenenti alla fazione dei Malvizzi) e i loro beni confiscati dagli spagnoli. Nel 1679 la famiglia Vigo di Acireale acquistò il marchesato di Gallidoro.
Dal 1879, in seguito alle trasformazioni politiche post unitarie, la sede municipale fu trasferita a Letojanni fino al 1952, quando Gallodoro riconquistò l’autonomia.
Il Gonfalone di Gallodoro e il gemellaggio con Forza d’Agrò
Borgo Gallodoro è famoso per il cinquecentesco Gonfalone di attribuzione alla scuola antonelliana, che è l’opera d’arte più antica e preziosa del borgo, conservato nella Chiesa Madre dell’Assunta di Gallodoro, unico esemplare assolutamente integro in tutta la Sicilia.
Prima dell’avvento degli stendardi, i gonfaloni erano utilizzati come insegne processionali. Il Gonfalone di Gallodoro appartiene all’antica confraternita del SS. Crocifisso, e si presenta come una sorta di edicola gotica intagliata e indorata, dipinta su entrambi i lati.
Sul recto è raffigurata la “Crocifissione di Cristo tra i due ladroni, i dolenti e gli armigeri”; sul verso invece “La Vergine in trono col Bambino”. Nel corso del ‘700 sono state aggiunte sul nodo le raffigurazioni dei SS. Nicola di Bari e Teodoro Martire, quest’ultimo patrono di Gallodoro.
Il borgo Gallodoro è gemellato con Forza d’Agrò, dove era presente un altro Gonfalone Antonelliano, probabilmente opera di Antonello de Saliba, trafugato nel 1976 dalla Chiesa della Triade adiacente al Convento degli Agostiniani.
Sui pannelli delle due facce del gonfalone erano raffigurati “Abramo nel deserto con gli angeli”, e la Madonna col Bambino.
Il gonfalone misurava metri 1,42 (h) x 0,90 (l). Il Gonfalone di Forza d’Agrò era portato in processione durante due festività molto sentite nella comunità forzese: la Festa della Triade, che avviene la Domenica successiva alla Pestecoste (e ripetuta in Agosto), a cui partecipa anche la Confraternita di Gallodoro, e la Festa dell’Alloro, che si svolge il Lunedì di Pasqua per la Processione dei Sacri Oli, con stendardi realizzati con foglie di alloro.
Durante queste manifestazioni religiose vengono distribuite ai presenti le cuddure, tipiche ciambelle siciliane fatte in casa.
Altri esempi di Gonfalone presenti a Messina e provincia erano quelli della Chiesa di Sant’Elia, commissionato ad Antonello da Messina nel 1462 dalla Confraternita dei Disciplinanti, e quello di Tusa, conservato presso il Museo Nazionale di Palermo.
Itinerario storico-artistico di Borgo Gallodoro
Il cuore di Gallodoro è rappresentato dalla Chiesa Madre di S. Maria Assunta. Il tempio, risalente al XIV secolo e ampliato nell’800, in passato fu edificio di culto dei Gesuiti. L’interno custodisce pregevoli opere d’arte.
Oltre il prezioso Gonfalone Antonelliano, merita particolare attenzione la pala d’altare raffigurante la Dormitio Virginis e l’Incoronazione della Vergine, commissionata nel 1607 al pittore messinese Salvatore Mittica: è una tela controriformata, probabilmente realizzata durante il suo tirocinio nello studio del celebre Antonio Catalano il Vecchio.
Tra le opere scultoree, il sontuoso simulacro dell’Immacolata, opera di ignoto della prima metà del ‘600, e i bassorilievi dell’altare maggiore con “Storie della Vergine”, realizzato dallo scultore locale Antonino Lo Turco nel 1906.
Bastano pochi passi per raggiungere la Chiesa di S. Sebastiano di Gallodoro, edificata nel ‘400, che ospita il Museo Parrocchiale di Arte Sacra. Al suo interno spiccano un affresco seicentesco che rappresenta “Gesù Cristo tra la Vergine e SS.
Giovanni Battista, Sebastiano e Rocco”, opera di scuola messinese; un dipinto raffigurante gli stessi personaggi attribuito ad Antonio Tuccari del 1666; un dipinto coevo della “Madonna della Catena tra SS. Rocco e Sebastiano” di autore ignoto, che raffigura sullo sfondo il borgo Gallodoro nel XVII secolo, e la tela raffigurante “Il transito di San Giuseppe”, di autore ignoto realizzata nel tardo ‘600.
Il percorso include il belvedere S. Nicola, con i resti dell’omonima chiesetta di rito greco-orientale. Altri luoghi di culto presenti a Gallodoro sono i resti della chiesetta di S. Maria Maddalena edificata nel 1711, data incisa nella parete destra. Proprio di fronte si trovava in origine la prima Chiesa Madre dedicata al patrono.
Vieni a Gallodoro Letojanni per una domenica inedita e ricca di sorprese.