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Il Campanile del Duomo di Messina e i suoi 90 anni

Chi non ha mai visto o sentito parlare dell’orologio astronomico del Campanile del Duomo di Messina? Questo strabiliante meccanismo da 90 anni, ogni giorno a mezzogiorno, si anima con le sue statue in bronzo dorato della facciata che prendono letteralmente vita, muovendosi ognuna con il proprio ritmo e in un determinato momento.

In questi 90 anni, lo spettacolo del Campanile si è svolto più di 30 mila volte! E chissà quanti, messinesi, visitatori e turisti, curiosi o semplicemente passanti si sono ritrovati in Piazza Duomo ad ammirare i complessi movimenti e a domandarsi: ma come fanno a muoversi?

Sembra facile, ma non lo è affatto. È frutto di un sistema di ingranaggi, ruote dentate, leve, contrappesi, opera dei fratelli Ungerer di Strasburgo che negli anni ’30 furono chiamati dall’Arcivescovo Mons. Angelo Paino a realizzare un orologio che sarebbe diventato il simbolo dell’identità della città di Messina. Quell’identità perduta, distrutta, spazzata via dal terremoto del 1908 che l’arcivescovo ricostruttore voleva restaurare. E così vediamo un susseguirsi di episodi legati alla storia di Messina: la fondazione del Santuario di Montalto in seguito alla Guerra del Vespro, la Madonna della Lettera ovvero la Santa Patrona e gli ambasciatori della città che ricevono la Lettera nell’anno 42 d.C.

Mons. Paino non immaginava certo che, a distanza di quasi 100 anni, quell’orologio avrebbe destato la curiosità di molti diventando un’apprezzata attrazione turistica per la città: basta collegarsi sui canali social per trovare numerosi contenuti video filmati dalle centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno arrivano a Messina anche a bordo delle navi da crociera. Ad esserne affascinati sono per lo più i bambini, che si divertono a imitare il verso del leone o del gallo e ad applaudire al termine dell’Ave Maria di Schubert.

Esisteva un Campanile prima del terremoto del 1908?

La risposta è : ad essere precisi ne esistevano addirittura due, ottocenteschi, realizzati nella ricostruzione a partire dal 1863 in seguito al terremoto del 1783, collocati lateralmente alla cupola costruita sopra l’altare maggiore. Originariamente, all’epoca della costruzione del Duomo nel XII secolo durante il regno dei Normanni, esisteva una torre campanaria di modesta altezza posta sul lato sinistro della facciata e sormontata da una cupoletta: lo scultore carrarese Andrea Calamech, attivo nella fabbrica del Duomo (nonché autore del pulpito marmoreo, oggi realizzato in copia) vi apportò delle modifiche nel corso del ‘500 (innalzandola a 90 metri!). Tale campanile verrà danneggiato durante il terremoto del 1783 e in seguito abbattuto perché considerato pericolante: le fasi di restauro della Cattedrale videro così la realizzazione di due campanili di forma ottagonale che si innalzavano lateralmente alla cupola in corrispondenza dell’abside centrale della Cattedrale, entrambi distrutti durante il sisma del 1908.

Immagine della Cattedrale di Messina come appariva prima del terremoto del 28 Dicembre 1908: accanto alla cupola, a sinistra, si può notare uno dei due campanili di forma ottagonale.

La torre campanaria attuale, alta 60 metri con cuspide (la cui altezza è di 12 metri), fu realizzata dall’architetto Francesco Valenti, attivo nella ricostruzione della città post terremoto. I fratelli Theodore e Alfred Ungerer si occuparono della realizzazione del solo orologio meccanico e astronomico, incaricati dall’Arcivescovo Mons. Paino al quale è dedicata una targa posta nella facciata laterale del Campanile tra il Planetario e il Calendario perpetuo.

Quante campane ci sono?

Le otto campane in bronzo presenti tra il penultimo e l’ultimo piano sono state realizzate a partire dal 1929 dalla Pontificia Fonderia Colbachini di Padova e costituiscono il concerto più grande della Sicilia. Ciascuna è dedicata a un Santo patrono della città di Messina: Madonna della Lettera, Santi Pietro e Paolo, San Giuseppe, San Giovanni Battista, San Placido, Sant’Alberto, Sant’Eleuterio e Santa Eustochia. A Messina la Fonderia Colbachini di Padova ha realizzato anche la Campana di Cristo Re dedicata ai Caduti di guerra, fusa nel 1935, ovvero la terza campana più grande d’Italia (ha un diametro di 266 centimetri e pesa 13 tonnellate), e 25 delle 27 campane del Santuario di Montalto. Tutte sono realizzate con il bronzo dei cannoni della Prima Guerra Mondiale. Il Campanile di Messina conserva inoltre due campane più antiche, quelle che si trovano ai lati del gallo, che risalgono probabilmente alla fine del Cinquecento e che furono salvate dai disastri: conosciamo anche il nome dell’autore della campana posta a sinistra dove è presente l’iscrizione “Michael Salicula me fecit”. Si tratta di campane fisse, per cui i rintocchi dei quarti e delle ore sono solo simulati dal movimento delle eroine Dina e Clarenza poiché il suono proviene dalle campane poste più in alto.

Le due campane fisse con Dina e Clarenza che simulano i rintocchi ogni quarto d'ora.

C'è da chiedersi: ma ha sempre funzionato? Crolli e restauri

Inaugurato il 13 Agosto 1933, a ridosso dei festeggiamenti dell’Assunta e la secolare processione della Vara, la sua realizzazione necessitò di tre anni a causa dei complessi calcoli sul datario ad opera di Frédéric Klinghammer, facente parte della ditta Ungerer.

I meccanismi dell’orologio e gli automi in bronzo dorato furono pesantemente danneggiati dai bombardamenti nel corso della Seconda guerra mondiale, di conseguenza furono necessari interventi di recupero e manutenzione. A curarlo in ogni sua parte, ingranaggi compresi, fu Antonino Maria Ardizzone, meglio conosciuto come “Barba elettrica”, che aveva la sua bottega di elettronica e meccanica in Piazza Duomo: fu l’esperto tecnico dell’orologio dal 1945 al 1972, finché la manutenzione passò nuovamente agli Ungerer che ne modificarono il sistema originale introducendo elementi elettronici. Dalla sua inaugurazione, infatti, il ruggito del leone e il canto del gallo erano ingegnosamente riprodotti grazie all’attrito di lastre metalliche che a seconda dell’intensità producevano un suono grave (leone) e uno acuto (gallo). Verrà così introdotta la registrazione dei versi degli animali e anche la musica dell’Ave Maria di Schubert che accompagna i movimenti degli automi, nonché gli altoparlanti: sono queste le uniche componenti elettroniche. Inoltre, in origine le scene bibliche cambiavano giornalmente (Adorazione dei Pastori, Adorazione dei Re Magi, Resurrezione, Discesa dello Spirito Santo) quindi si decise di sincronizzarle al calendario liturgico (Natale, Epifania, Pasqua, Pentecoste) grazie al datario posto nella facciata laterale che calcola anche le feste mobili.

Negli anni ’70 la Curia aveva deciso di liberarsene e addirittura di venderlo in quanto la manutenzione necessitava ingenti somme di denaro (oltre 20 milioni di lire all’anno!).

Negli anni, il Campanile e l’orologio astronomico sono stati oggetto di diversi restauri dovuti a crolli causati dalle intemperie. È il caso del 15 Febbraio del 1990 quando Dina, a causa del forte vento, cadde dalla sua postazione sulla destra rispetto al gallo. I lavori durarono oltre 3 anni, con una previsione di spesa di circa 44 milioni: in questo tempo l’orologio non funzionò, dal momento che Dina non poteva scandire i quarti d’ora. Sempre Dina fu protagonista di un altro restauro, nel 2017: questa volta si è trattato della sola mano destra, che stava per staccarsi rischiando di crollare e creare danni a cose e persone. In questo intervento di restauro, è stato rimesso in funzione il carosello delle età e il carosello dei giorni della settimana, e sono stati regolati il datario e il calendario delle fasi lunari.

Un altro crollo, che non ha però compromesso il funzionamento dell’orologio, ha interessato il pennone del Campanile che si erge sulla cuspide piramidale, che ha ceduto nella notte tra il 26 e il 27 Ottobre del 2012 ancora una volta a causa del forte vento: venne ricollocato il 14 Aprile 2015.

Orologi astronomici in Italia e in Europa

I più famosi esemplari di orologi astronomici si trovano a Strasburgo (Francia), ovvero un orologio realizzato in legno all’interno della Cattedrale di Notre Dame che ogni giorno alle ore 12.30 si mette in funzione, e a Praga, adiacente al palazzo municipale della Città Vecchia, costruito in diverse fasi tra il 1490 e il 1870, con i suoi meccanismi che si azionano ogni ora. Un esempio di orologio meccanico lo troviamo a Monaco di Baviera, il Glockenspiel, nella Piazza del Municipio: qui ogni giorno, alle ore 11 e alle 12, le statue dell’orologio si animano con due rappresentazioni ispirate a episodi di storia locale. In tutti e tre è presente la figura del gallo.

L’orologio meccanico e astronomico messinese è il più grande e complesso del mondo: essendo anche di realizzazione più recente, vanta anche il planetario completo con i 9 pianeti del sistema solare. Ma è davvero l’unico in Italia? Dai raffronti, è certamente forte il richiamo al modello di Strasburgo, ma in Italia esistono altri esemplari di orologi astronomici: a Padova in Piazza dei Signori (1437), a Mantova in Piazza delle Erbe (1473), a Venezia (1499), a Brescia in Piazza della Loggia (1546) e a Cremona (1588).

Un sentito grazie al prezioso Architetto Nino Principato, da sempre innamorato della nostra città, che mi ha fornito articoli da lui redatti per il giornale “La Sicilia” nonchè immagini inedite.

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