Terremoto di Messina: non c’è Messinese, della città o della provincia, che il 28 Dicembre di ogni anno non ritorni con il pensiero indietro di oltre 100 anni a ricordare il tragico evento del terremoto 1908.
Pochi giorni fa si è ricordato il 111° anniversario di quella tragedia con celebrazioni, conferenze, mostre, documentari che hanno coinvolto enti pubblici (in primis il Comune di Messina), associazioni civili e religiose, e che hanno visto la partecipazione numerosa da parte dei cittadini.
Tutti noi nella nostra vita abbiamo sempre sentito parlare del terremoto di Messina e maremoto Messina (e Reggio Calabria) come il più devastante del XX secolo, con una intensità di 10 gradi della scala Mercalli che ha raso al suolo la città provocando oltre 80000 vittime, circa metà della popolazione dell’epoca.
Ebbene, quel giorno, alle 5.21, per 31 secondi, la città ha tremato inesorabilmente, ma dalle macerie del terremoto 1908 emerge una triste verità: moltissimi edifici di Messina erano rimasti intatti, o comunque recuperabili in gran parte della loro struttura originale, e ce lo dicono le immagini del prima e del dopo terremoto di Messina.
Il Grande Ospedale di Messina, opera di Antonio Ferramolino da Bergamo (1542), la Chiesa delle Anime del Purgatorio, il Teatro della Munizione e il Teatro Vittorio Emanuele, la Camera di Commercio, il Palazzo Belviso, il Palazzo Brunaccini dei Principi di San Teodoro (1604), dove alloggiò Wolfgang Goethe nel Maggio 1787, la Chiesa di Santa Caterina Valverde, non presentavano gravi danni strutturali.
Il cedimento di parte della facciata o il collasso del tetto potevano essere sottoposti a degli interventi mirati al recupero, ma gli edifici del Comune di Messina furono rasi al suolo, o meglio “fatti saltare in aria” pochi mesi dopo il terremoto, per attuare il Nuovo Piano Regolatore con il quale le istituzioni locali si sarebbero preoccupate di realizzare una città nuova secondo le norme antisismiche.
Il potere della dinamite è stato più forte dell’onda sismica. Quindi parlare di una città “rasa al suolo”, “città fantasma”, a causa del terremoto, a distanza di 111 anni, forse, è diventato un po’ improprio…
Le macerie del terremoto 1908 e il patrimonio del Museo Regionale
Va detto che moltissimi capolavori di architettura sorti tra il 600 e il 700 andarono purtroppo persi, come la Chiesa dei Teatini, opera di Guarino Guarini, o la Chiesa di San Nicola dei Gentilmeni.
Oggi abbiamo la fortuna di poter ammirare numerose opere d’arte provenienti dalle macerie del terremoto 1908 all’interno del Museo Regionale di Messina (MuMe), grazie all’impegno del soprintendente Antonio Salinas che catalogò ogni singolo elemento recuperato (portali, mensole, targhe, tele, statue).
Un patrimonio che – sebbene esposto parzialmente – ci fa ricordare la grandezza e la ricchezza della nostra città del passato, capolavori di maestranze attive già nel Medioevo che rendono Messina immortale, come il Polittico di San Gregorio di Antonello da Messina, opera del 1472, il mosaico della Madonna della Ciambretta del XIII secolo di tipologia bizantino-normanna e i rivestimenti in marmi mischi policromi del XVII secolo provenienti dalla Chiesa di San Gregorio.
Il terremoto di Messina: i personaggi
Nel celebrare l’anniversario del terremoto vanno sicuramente ricordati alcuni personaggi che all’indomani del terremoto di Messina e negli anni della ricostruzione hanno dato il proprio contributo alla popolazione afflitta dalla devastazione:
la Regina Elena di Savoia, la regina crocerossina che prestò soccorso ai feriti bendandoli personalmente e dando assistenza ai sopravvissuti del terremoto 1908, a cui è dedicato un monumento imponente in Piazza Largo Seggiola;
l’onorevole Giuseppe Micheli da Parma, che fece costruire alloggi temporanei nella zona di Piazza Cairoli per gli sfollati, una sorta di baraccopoli denominata “Michelopoli” in suo onore;
Monsignor Angelo Paino, l’arcivescovo ricostruttore, promotore della edificazione di oltre 100 nuove chiese e del restauro di quelle che erano scampate al terremoto e al maremoto Messina;
i marinai russi, i primi a prestare soccorso alla popolazione (seguiti dagli inglesi e dagli americani), a quali è stato dedicato un monumento commemorativo nel 2012.
Si ringrazia l’Architetto Nino Principato.