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Macalda di Scaletta: una “pulzella” o un’anticonformista donna siciliana?

La figura di Macalda di Scaletta è conosciuta soprattutto grazie alla leggenda siciliana di Gammazita, ambientata nel periodo della dominazione angioina, in cui la nostra donna siciliana ha il ruolo dell’antagonista.

Infatti la leggenda narra la storia di una fanciulla catanese di nome Gammazita, bellissima e di grande virtù, che, pur di sfuggire alle avances di un soldato francese, si gettò in un pozzo. In una delle versioni di questa leggenda siciliana fu proprio Macalda a spingere il soldato francese ad insidiare la giovane fanciulla, poichè la nostra antagonista si era invaghita del fidanzato di Gammazita, il quale però rifiutava le sue profferte amorose.

Macalda di Scaletta però è un personaggio storico femminile realmente esistito, dama di compagnia e cortigiana nella Sicilia angioina e aragonese. Gli storici del tempo la descrivono come una donna bella, affascinante e ambiziosa, educata anche alle armi. Un cronista coevo ci dice anche che tentò di sedurre perfino Pietro III di Aragona, per diventare la “favorita” del re, sebbene fosse già sposata.

Secondo alcune fonti la nostra donna siciliana nacque intorno al 1240 a Scaletta Zanclea, piccolo comune di Messina, dall’unione di una nobildonna siciliana con un rispettabile studioso di diritto. Grazie al nonno, soldato nel castello di Scaletta, che divenne castellano e diede origine al casato “di Scaletta”, Macalda fece un buon matrimonio con Guglielmo De Amicis che la rese Baronessa di Ficarra.

L’unione durò poco ed una volta “libera”, Macalda iniziò a viaggiare, fuori dalla Sicilia, travestita da frate francescano. Tornata in Sicilia sposò in seconde nozze Alaimo da Lentini, uno dei protagonisti dei vespri siciliani; ed infatti nel 1282, durante la rivolta Macalda combattè, travestita da cavaliere; ciò le valse il parallelismo con la “pulzella d’Orleans”, Giovanna d’Arco.

Tuttavia la fortuna di Alaimo presso la corte aragonese, dovuta anche agli intrighi della moglie, andò diminuendo alla morte di Pietro III, e, sospettato di congiura, dal 1284 egli fu trattenuto in Spagna e poi ucciso nel 1287.

Nel frattempo a Messina, nel 1285, Macalda fu imprigionata insieme ai figli nella fortezza di Matagrifone, dove impressionò i carcerieri per la sua abilità nel gioco degli scacchi, una dote non comune per le donne siciliane dell’epoca. Non si hanno molte notizie successive alla prigionia, ma si suppone che Macalda morì a Messina intorno al 1308.

Senza dubbio questa figura femminile è un personaggio controverso, ma bisogna tener conto che la maggior parte dei cronisti dell’epoca non vedevano di buon occhio un comportamento così emancipato come quello di Macalda, qualcuno però ne descrive l’intelligenza, la determinazione, l’abilità nell’uso delle armi come ulteriori pregi da aggiungere alla sua bellezza.

Guarda anche il video: La leggenda di Gammazita e Macalda di Scaletta

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