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Santa Eustochia: storia di una fanciulla determinata

Santa Eustochia è una venerata santa messinese, il cui culto viene celebrato annualmente nel Monastero di Montevergine il 22 agosto, durante il quale le autorità messinesi ancora oggi, in adempimento di un antico voto del Senato messinese, offre 38 libbre (circa 17 kg) di cera lavorata.

Santa Eustochia, al secolo Smeralda, nacque dalla ricca e nobile famiglia di Bernardo Cofino, detto Calafato, il 25 marzo 1434. Secondo la tradizione, in quel periodo Messina era afflitta da una pestilenza e la famiglia Calafato aveva lasciato la città per cercare rifugio nel villaggio Annunziata, dove Smeralda nacque in una misera mangiatoia.

Sin dalla più tenera età la bambina ricevette dalla madre, Mascalda Romano, terziaria francescana, una forte educazione cristiana e prestissimo Smeralda mostrò il desiderio di prendere i voti. La fanciulla però cresceva bella e apparteneva ad una nobile famiglia, perciò, come prevedeva la consuetudine dell’epoca, il padre ed i fratelli maggiori volevano procurarle un buon matrimonio, così a soli 11 anni Smeralda fu fatta fidanzare con Nicolò Perrone, un ricco mercante di ben 35 anni.

Il destino volle però che costui morisse improvvisamente poco prima delle nozze. Due anni dopo Smeralda fu promessa in sposa ad un altro uomo, ma anche questa volta la sorte arrise alla fanciulla, che continuava a desiderare l’abito monacale, ed il pretendente si spense ancor prima di conoscere la futura sposa.

Finalmente all’età di 15 anni Smeralda Calafato riuscì a prendere i voti e vestire l’abito di Santa Chiara nel monastero di Santa Maria di Basicò, nonostante i fratelli avessero minacciato di dar fuoco al monastero perché seguitavano a voler trovare un buon partito per la sorella.

Smeralda scelse l’ordine delle clarisse perché ne condivideva le regole di povertà e penitenza ed, inoltre, amava aiutare i poveri, nei quali diceva di riconoscere il volto di Gesù.

All’interno del convento, dove la fanciulla rimase per 10 anni, prese il nome di suor Eustochia e si dice che visse in penitenza, che portasse il cilicio (uno strumento per autoinfliggersi dolore) e che dormisse addirittura per terra.

Suor Eustochia, però, entrò in contrasto con le consorelle e la badessa poiché riteneva che nel monastero non si rispettasse alla lettera la regola di santa Chiara; ed, in effetti, il convento ospitava, come consuetudine dell’epoca, giovani di alto lignaggio che usufruivano di dispense e privilegi.

Pertanto la nostra Santa Eustochia iniziò un movimento di riforma ed il 20 ottobre 1457 ottenne, tramite bolla papale di Callisto III, la concessione per fondare un monastero di primitiva osservanza.

Grazie agli aiuti finanziari della madre e della sorella Mita, suor Eustochia acquistò e trasformò in convento l’antico ospedale di S. Maria Accomandata, dove si trasferì con la madre, la sorella, ed un paio di consorelle, tra cui suor Jacopa Pollicino, colei che scrisse la biografia di Santa Eustochia Smeralda.

Nel 1464, a causa del crollo del tetto della chiesa e di alcune parti murarie del fabbricato, suor Eustochia e le su 12 consorelle dovettero abbandonare il convento e si trasferirono in una casa, offerta da tale Bartolomeo Ansalone, nel luogo dell’attuale Monastero di Montevergine; in seguito furono acquistate altre abitazioni adiacenti e si andò a formare il complesso di Monte Vergine (in origine Monte delle Vergini, in omaggio alla Vergine Maria).

Suor Eustochia si spense nel nuovo convento il 20 gennaio 1485 ed il suo corpo è rimasto incorrotto da allora, seppur brunito dal tempo. Esso è rimasto intatto nonostante i terremoti del 1783 e del 1908 ed i bombardamenti della seconda guerra mondiale; anzi, si dice che una bomba sfondò il soffitto della chiesa e rimase inesplosa davanti all’altare maggiore, sito ai piedi della santa.

Secondo la tradizione, i miracoli di Santa Eustochia Smeralda sono diversi; a lei furono attribuiti diversi miracoli di guarigione, avvenuti sia in vita che post mortem, attraverso il sangue, il sudore e le lacrime della santa. Si tramanda infatti che Santa Eustochia ricevette le stimmate e che nel periodo in cui esse si manifestavano la santa sudasse copiosamente e che le mani emanassero profumo nonostante le profonde piaghe.

Secondo alcune biografie, Santa Eustochia stessa guarì miracolosamente dalla peste che colpì Messina nel 1478-79 e riuscì a curare anche le consorelle che avevano contratto il morbo.

Si racconta anche che nel 1615 la città fu scossa da forti movimenti tellurici e le clarisse del Monastero di Montevergine pregarono per la salvezza di Messina; durante la preghiera le suore videro il corpo incorrotto di Santa Eustochia Smeralda schiudere le labbra ed intonare un salmo e da quel momento le scosse terminarono.

Suor Eustochia fu canonizzata da Papa Giovanni Paolo II l’11 giugno 1988, nonostante la suora fosse già venerata in vita e anche da beata.

In conclusione una curiosità su Santa Eustochia: secondo alcuni storici dell’arte il nostro Antonello da Messina scelse proprio il volto della santa per dipingere la sua “Annunziata”.

Guarda anche il video sul canale Youtube di Discover Messina Sicily: Santa Eustochia la sposa del Crocifisso

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