Messina custodisce una tradizione secolare le cui origini risalgono al 1610: la Processione delle Barette. È ormai prossima la Pasqua. Negli scorsi anni questi erano giorni di grande fermento per i preparativi dei riti della settimana santa.
Undici simulacri di varie epoche, finemente realizzati in legno e cartapesta, che narrano in modo scenografico alcuni dei momenti salienti della passione e morte di Cristo.
Questo evento tramandato dai nostri padri, che si perpetua da secoli il giorno del venerdì santo, unendo fervore religioso e pietà popolare, quest’anno si fermerà davanti al semaforo rosso che si è acceso con le restrizioni emanate dal governo e dalle autorità locali, nel tentativo di contenere l’epidemia da covid-19, che già ha mietuto migliaia di vittime e che sta mettendo a dura prova la popolazione mondiale.
Processione delle Barette. È la prima volta o in passato si era fermata altre volte?
Messina negli ultimi quattro secoli più volte è stata colpita da eventi che ne hanno condizionato o cambiato radicalmente la storia.
Dal 1610 (anno di origine della processione) in ordine di tempo la prima interruzione la si ebbe durante la rivolta anti spagnola (1674-1678) sedata dal viceré Francesco di Benavidis che dichiarò Messina “ciudad muerta civilmente”.
La virulenta pestilenza che colpì la città nel 1743 si presume possa essere annotata tra gli eventi tragici che ne hanno precluso lo svolgimento, pur non essendo questa interruzione del tutto documentata.
40 anni dopo, il 5 febbraio del 1783, una fortissima scossa tellurica rase al suolo gran parte della città e di conseguenza la Processione delle Barette accusò una ulteriore interruzione.
Il Catalioto parla di una ripresa nel 1789. Ben documentata invece la processione del pomeriggio del venerdì santo del 1801 in un raro opuscolo redatto da Diego Musicò Ferro.
Appena un secolo dopo il terremoto del 28 dicembre del 1908. Quella tragica mattina crollò la cappella presso palazzo Grano, in seguito trasformata nel famoso Oratorio della Pace, dove venivano custoditi i gruppi statuari.
Molte Barette andarono distrutte, fra le quali l’Ultima Cena del Mancuso (1846), e la commovente Caduta del Russello (fine settecento). La processione soffrì un’altra lunga interruzione, dovuta anche al successivo conflitto mondiale (1915-1918).
Per volere di mons. Letterio D’Arrigo e grazie alle cure di un apposito comitato, presieduto dal cav. Diego Musicò Ferro, si restaurarono le “Barette” danneggiate dal sisma e ne furono commissionate e realizzate altre di nuove, tra le quali il cenacolo (1919), della quale lo scorso anno è stato celebrato il centenario.
I simulacri vennero ospitati presso la chiesa di Sant’Elia e la processione venne ripristinata presumibilmente proprio nella Pasqua del 1919.
E arriviamo al secondo conflitto mondiale (1940-1945). I bombardamenti che colpirono la città dello stretto danneggiarono fortemente la attuale chiesa di via XXIV maggio, voluta da mons. Paino nel 1931 per dare una definitiva sede ai simulacri.
Le Barette furono rimosse e ospitate presso la chiesa del SS. Salvatore, Cattedrale dell’Archimandritato di Messina, retta dai Padri Salesiani, i quali le alloggiarono negli attigui cantinati, dove si trovava la grande falegnameria che ne permise un celere restauro.
Venerdì 30 marzo 1945 alle ore 15.30, la processione tanto cara ai messinesi ritorna per le strade della città, partendo dall’istituto salesiano percorre via S. Giovanni Bosco, via Tommaso Cannizzaro, Porta Imperiale, via Nino Bixio, Viale S. Martino, via Garibaldi, I settembre, piazza Duomo, corso Cavour e per via dei Verdi ritorno alla chiesa.
Lo stesso itinerario fu percorso l’anno successivo, che fu anche l’ultimo che vide le Barette ospitate presso i padri salesiani. Lo spostamento dei gruppi statuari causò la soppressione della processione anche nel 1947 e solo l’anno successivo si trovò una nuova provvisoria collocazione per ospitare i fercoli presso la chiesa di S. Caterina Valverde.
Da qui il 26 marzo 1948, venerdì santo alle ore 17, partì il corteo processionale percorrendo le principali vie della città. Uguale rituale si ripeté nel 1949, ma già i lavori di restauro della chiesa del “Nuovo Oratorio della Pace” di via XXIV maggio erano quasi completati.
Venerdì 7 aprile 1950 finalmente le Barette ripartono dal loro più tradizionale luogo di conservazione. Da lì in avanti la processione si svolse, anno dopo anno, fra due ali di folla in silenzio accorato, interrotto da rullii di tamburi, mesti suoni di marce funebri, meditazioni e canti liturgici.
73 anni dopo la Processione delle Barette ascriverà il 10 aprile 2020, venerdì santo, tra le date che ne hanno segnato la secolare storia.