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Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina

Il Teatro Vittorio Emanuele, si trova nella centrale Via Garibaldi di Messina, a pochi passi dal Palazzo Municipale, splendido esempio di stile neoclassico.

La necessità di istituire un teatro in città trova le sue origini nella prima metà dell’Ottocento, ma diverse ragioni, tra cui quella finanziaria dovuta anche alla crisi post terremoto 1783, ne avevano impedito l’attuazione.

Esisteva già in città il Teatro della Munizione, così denominato perché ricavato nella prima metà del Settecento in un’ampia sala dove si conservavano le armi e le munizioni. Danneggiato dal sisma, non era più adeguato ad accogliere un pubblico sempre più interessato alla sete di cultura.

Con approvazione della corona, si stabilì di bandire un concorso, cui furono invitati tutti gli architetti del Regno delle Due Sicilie, in modo da scegliere il progetto più idoneo. Prevalse su tutti quello dell’architetto napoletano Pietro Valente.

Il 2 ottobre 1838 Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie, aveva ordinato la costruzione di un teatro nell’area delle vecchie carceri borboniche, site sulla Via Ferdinandea, in contrada Pozzo Leone, detta pure del Carmine perché su quella stessa area prima ancora del carcere vi sorgevano il convento e la Chiesa del Carmine.

L’area ricavata dalla demolizione delle carceri risultò di circa 3000 metri quadrati. Pietro Valente venne nominato “architetto direttore”, mentre il messinese Carlo Falconieri gli fu affiancato come “architetto di dettaglio”.

La posa della prima pietra del Teatro di Messina avvenne il 23 aprile 1842. La solenne cerimonia si compì alla presenza delle massime autorità. L’inaugurazione del Teatro Santa Elisabetta avvenne il 12 gennaio 1852, nel giorno del 42° compleanno del Re Ferdinando II.

L’intitolazione è un omaggio alla Regina Maria Isabella di Spagna, madre di Ferdinando II. Il teatro risultava affollato in ogni ordine di posti ed erano presenti tutte le più aristocratiche e facoltose famiglie messinesi, le più note personalità artistiche e letterarie, e le autorità al completo.

Nel settembre 1860, con l’annessione al Regno d’Italia, la denominazione del teatro fu mutata in “Vittorio Emanuele II” in onore al Re d’Italia. Due anni più tardi il Re in persona interveniva nel teatro a lui intitolato, assistendo ad uno spettacolo.

Il Teatro Vittorio Emanuele ospitò balli, operette, i generi teatrali della tragedia e del dramma borghese, e in campo musicale soprattutto il melodramma romantico italiano, che esprimeva la cultura nazionale dell’Ottocento. Assai prediletto dal pubblico messinese fu pure il Grand Opéra francese.

La sera del 27 Dicembre del 1908 in cui fu messa in scena l’Aida di Giuseppe Verdi. Il mattino seguente la città si sarebbe svegliata tra le macerie del terribile sisma.

Sebbene il terremoto avesse danneggiato solamente la parte posteriore della struttura, sporgente sulla attuale Via Cavour, e creato una voragine all’interno, gli ingegneri e gli architetti che si occuparono della ricostruzione della città optarono per la demolizione totale e il rifacimento ex novo del Teatro, mantenendone il progetto originale del Valente almeno nel prospetto esterno ricco di decorazioni, in particolare i medaglioni che raffigurano famosi drammaturghi e commediografi classici e italiani del Settecento.

Trascorsa la fase della ricostruzione post terremoto e post bombardamenti della seconda guerra mondiale, il Teatro rivedrà la luce nella metà degli anni ’80.

Nelle estati messinesi, a partire dagli anni ’20, in Piazza Municipio ogni sera il Teatro dei Dodicimila ospitava eventi di ogni genere: concerti bandistici, rappresentazioni teatrali, concerti per fisarmoniche, opere liriche, operette, teatro dei pupi, rassegna per i dilettanti, compagnie di riviste, teatro dei piccoli, festival della canzone… con un pubblico di migliaia di persone (da qui il nome Dodicimila) che prendevano posto nella Piazza ancora priva di spazi verdi.

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