Ragusa Ibla: dove il tempo si è fermato
L’origine del nome Ragusa Ibla risale ad epoca bizantina, Ragous, Rogos (=granaio) per la ricchezza agricola del territorio. Sotto il dominio arabo, il nome divenne Ragus o Rakkusa che significa “luogo famoso per un sorprendente avvenimento”, probabilmente una battaglia. Infine in epoca normanna e aragonese venne latinizzato in Ragusia, per poi diventare, alla fine del XVIII secolo, Ragusa.
La tradizione secentesca ha dato successivamente nome al quartiere antico della città che viene chiamato Ibla o Ragusa Ibla dall’antica Hybla Heraia.
Ragusa vanta origini antiche, la collina di Ibla fu infatti abitata intorno al XV sec. a.C. dai Siculi. Di questi antichi abitanti abbiamo delle significative tracce nelle necropoli attorno a Ragusa.
Un gruppo di tombe a “grotticelle” scavate nella roccia, le possiamo scorgere lungo la strada che da Ibla sale a Ragusa appena sotto la chiesa di S. Maria delle Scale; un altro gruppo di tombe sicule si trova nei pressi della confluenza del torrente S. Leonardo con l’Irminio e si possono scorgere anche affacciandosi nella vallata dal Giardino Ibleo. Una necropoli greca del VI sec. a. C. nella collina Rito, invece, testimonia la presenza di un gruppo di Greci di Camarina in quel luogo dove intrapresero i rapporti commerciali con i Siculi di Hybla rispettandone però l’autonomia.
L’indipendenza fu definitivamente persa con la conquista romana nel III sec. a.C. Nel VI secolo quando la Sicilia passa sotto la dominazione bizantina, Ragusa viene fortificata e munita di un castello e di una cinta fortificata, e, nell’848, fu conquistata dagli Arabi.
Nel 1061 i Normanni iniziano la campagna in Sicilia contro gli Arabi e nel 1091 anche Ragusa viene conquistata. Il Gran Conte Ruggero d’Altavilla tiene per sé Modica, Scicli, Ispica e Giarratana e concede al figlio Goffredo, Ragusa, col titolo di Contea.
Nel 1266, dopo il periodo della dominazione sveva, la Sicilia fu conquistata dagli Angioini, scacciati dopo la rivolta del Vespro del 1282. Con l’arrivo degli Aragonesi in Sicilia si ripristinò il sistema feudale e Ragusa assegnata come contea a Chiaramonte, la cui sede fu trasferita a Modica sotto i Cabrera (1448) a causa di una rivolta contro i feudatari che si svolse a Ragusa.
L’11 gennaio del 1693 un terribile terremoto (che causò circa 5.000 morti) distrusse Ragusa, fra cui Noto, assieme a tutta la Sicilia sud-orientale. La ricostruzione ebbe inizio subito dopo e mentre i nobili (Sangiorgiari) preferiscono ricostruire sullo stesso luogo dove sorgeva prima, massari e borghesia (Sangiovannari) andarono a costruire sulla vicina collina del Patro.
Nascono così i due abitati distinti in Ragusa Ibla e Ragusa che, per molti anni, ebbero vite amministrative separate e che solo nel 1926 furono riunificate nell’attuale città capoluogo di Provincia.
Ragusa (la città alta)
A 502-640 m s.l.m. sorge Ragusa, il capoluogo più meridionale d’Italia.
Nell’estate del 1693, l’anno del terremoto, venne a Ragusa il Procuratore generale del Conte di Modica, don Antonio Romeo y Anderas, il quale visitò la città per rendersi conto dei danni del sisma.
In quell’occasione ricevette la richiesta di edificazione dell’abitato nel “piano del Patro”, richiesta che venne subito accolta “riconoscendo il sito assai commodo per la fabbricatione sia per la salubrità dell’aere, come per la pianura di sito, commodità dell’acqua, abbondanza delle pietre ed altre necessarie circostanze per una commoda abbitazione”.
Nel 1694 veniva dato inizio alla costruzione della nuova Cattedrale di S. Giovanni ed anche l’avvio ufficiale all’ edificazione del nuovo centro urbano, sviluppatesi secondo un modello urbanistico a scacchiera ortogonale.
Lo sviluppo continuò durante tutto il secolo XVIII ed il successivo XIX, seguendo comunque lo stesso schema tracciato alla fine del ‘600. Luogo notevole della nuova Ragusa è il Museo Archeologico.
Inaugurato alla fine del 1960, si compone di cinque sezioni, quella preistorica dell’Età del Bronzo (1800 -1400 a.CV.); quella relativa alla città greca di Camarina (VIII – III sec. A. C.); quella degli abitati siculi arcaici e classici; quella dei centri ellenistici e quella degli insediamenti romani e tardoromani.
Dopo Palazzo Schininà edificato alla fine del XVIII secolo, oggi sede Vescovile, in Piazza San Giovanni sorge la Cattedrale di San Giovanni Battista, iniziata nel 1706 e completata in più riprese nel 1778, opera di due maestri costruttori, Mario Spata e Rosario Boscarino.
Splendidi esempi di Barocco siciliano attardato sono il Palazzo Lupis (sec. XVIII), il Palazzo Zacco (sec. XVIII) con mensole dei balconi riccamente lavorate e Palazzo Bertini (sec. XVIII) con i celebri tre mascheroni linguacciuti (il povero, il nobile, il mercante).
Ragusa Ibla (la città bassa)
Dopo il disastroso terremoto dell’11 gennaio 1693, la città venne ricostruita subito dopo sulla trama dell’antico impianto urbanistico medievale che è stato mantenuto.
Il punto d’innesto e di cerniera fra la Città Alta (Ragusa) e la Città Bassa (Ibla) è rappresentato dalla Chiesa di Santa Maria delle Scale ricostruita dopo il sisma, che conserva della primitiva chiesa quattrocentesca e rinascimentale un pulpito gotico all’esterno e quattro cappelle gotico-catalane e rinascimentali all’interno, lungo la navata laterale destra; interessante è un altorilievo policromo in terracotta raffigurante il Transito della Vergine di scuola gaginesca (1538). Dal sagrato si ammira uno dei più bei panorami di Ragusa Ibla.
Scendendo dalla scalinata di oltre 300 gradini verso Ibla si giunge in una piazzetta dove, sulla sinistra, sorge lo scenografico Palazzo Nicastro o della Cancelleria riccamente decorato, costeggiando il quale ci troviamo di fronte la Chiesa della Madonna dell’Idria, ricostruita dopo il terremoto su una precedente chiesa fondata nel 1629 dall’ordine dei Cavalieri di Malta.
Il campanile è rivestito con ceramiche policrome di Caltagirone. Adiacente alla chiesa dell’Idria, Palazzo Cosentini ci mostra i fantasiosi mensoloni con figure grottesche e mascheroni fra i più belli di Ragusa. Nella sottostante piazza Repubblica si eleva la Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio a in cima ad una scenografica scalinata. Il campanile ha le fondamenta sulle antiche mura bizantine.
All’interno si conservano i dipinti, all’altare maggiore, delle “Anime Purganti” di Francesco Manno e agli altari laterali la “Madonna del Rosario” di Antonino Manno e la “Sacra Famiglia” di Tommaso Pollaci.
Dietro la chiesa, sulla destra, sorge il settecentesco Palazzo Sortino Trono, ricco di sculture e massicci mensoloni che sorreggono i quattro balconi. Dopo aver percorso tutta la via Del Mercato, proseguendo diritto per via Chiaramonte, subito a destra s’incontra l’entrata secondaria del Palazzo Battaglia, con ingresso principale in via Orfanotrofio.
Scendendo ancora si giunge alla Chiesa di San Francesco d’Assisi all’Immacolata che sorge sul sito dell’antico Convento dei frati Minori Conventuali. Dell’antica costruzione rimangono solo un portale gotico e la torre campanaria. Percorrendo via Ten.
La Rocca e girando per via Giardino si giunge al Giardino Ibleo all’interno del quale sorgono tre chiese. Quella di S. Domenico o San Vincenzo Ferreri accanto all’ingresso fu eretta nel 1569 e ricostruita dopo il sisma. La Chiesa di S. Giacomo (XIV sec.) originariamente a tre navate è stata ricostruita sulla navata superstite al terremoto.
Sul campanile vi sono tre sculture: a destra S. Giovanni Evangelista, al centro S. Giacomo raffigurato secondo la tradizione spagnola sul cavallo in atto di combattere i musulmani. All’interno si conserva un pregevole soffitto ligneo dipinto dal ragusano Matteo Battaglia e nel presbiterio a sinistra si può ammirare un Crocifisso del ‘600 di scuola spagnola.
La Chiesa dei Cappuccini ricostruita dopo il terremoto assieme al convento, conserva un prezioso trittico di Pietro Novelli con l’”Assunta”, “S. Agata” e “S. Agnese”. Uscendo dal giardino, subito a sinistra, il Portale di S. Giorgio in stile gotico-catalano del XIV sec. qui ricostruito, rappresenta l’unica porta superstite dell’antica chiesa di S. Giorgio distrutta dal terremoto.
Salendo per il corso XXV Aprile, subito a destra sorge la chiesa di S. Tommaso riedificata dopo il terremoto sui resti di una preesistente chiesa normanna dedicata a S. Maria di Valverde. All’interno un fonte battesimale in pietra pece del 1500 e sull’altare maggiore la “Madonna del Carmelo”, dipinto attribuito a Vito d’Anna.
Continuando per il corso XXV Aprile, subito dopo la Chiesa della Maddalena, si giunge in piazza Pola dove si trova la chiesa di S. Giuseppe. La facciata, richiamando i motivi architettonici della cattedrale di S. Giorgio, è sicuramente della scuola del Gagliardi.
Proseguendo per il corso, sulla destra, si incontra il Palazzo Arezzo di Donnafugata con annesso Teatro e, subito dopo, l’ottocentesco Circolo di Conversazione. Quindi, il Palazzo Arezzo Veninata e il Palazzo Arezzo di San Filippo.
Il corso XXV Aprile si conclude in Piazza Duomo dove si erge la monumentale facciata del del Duomo di S. Giorgio, opera dell’architetto siracusano Rosario Gagliardi. Iniziato nel 1738, sul sito dove sorgeva la chiesa di S. Nicolo’ distrutta dal terremoto, fu completato nel 1775.
La cupola alta 43 m., invece, è stata ultimata nel 1820 su progetto di Carmelo Cultrari. Una cancellata in ferro battuto (1880) opera di Angelo Paradiso circonda la scalinata di 54 gradini. All’interno a croce latina sono custoditi i dipinti l’”Immacolata”, “Gloria di S. Nicola” e “Angelo Custode” di Vito D’Anna mentre in sacrestia è conservata una pregevole Tribuna marmorea del Gagini del 1570 con San Giorgio a cavallo che sconfigge il drago.
Dietro il Duomo, in via Capitano Bocchieri, sorge il bel Palazzo La Rocca con una ricca e interessante campionatura di balconi sorretti da mensole scolpite con raffigurazioni fantasiose. Nel 2002 Ibla, per la sua architettura barocca, è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità, assieme ad altri sette comuni del Val di Noto.
Nino Principato